Nel 1989 ebbe luogo a
Basilea un primo congresso delle Chiese cristiane
dEuropa a cui presero parte 700 rappresentanti
di 25 paesi per raggiungere la pace e porre fine
allincubo del possibile conflitto nucleare. Qui
il papa manda un messaggio per mano
dellarcivescovo di Milano, il Cardinale Martini
in cui paragona questa riunione al momento della
chiesa nascente.
Pochi mesi dopo sarebbe
caduto il muro di Berlino: quella cortina di ferro
che era nata dopo lultimo conflitto e segno
visibile di essa. Da un punto di vista politico
vennero rimescolate le carte, da un punto di vista
umano, la caduta del muro diede il via ad una
migrazione dallEst verso Ovest e da Ovest verso
Est. Però con una differenza: se da Est arrivarono
persone bisognose, dallOvest arrivò la
conquista del potere economico. LEst chiedeva
valori nuovi (valori della vita, della persona, della
cultura) e, noi mandammo prodotti di consumo a
cominciare dalla coca cola.
Comunque il
documento finale di Basilea, approvato col 95.4%
di voti a favore pochi mesi prima che accadessero
tali eventi, richiamava il concetto della pace,
della giustizia, della salvaguardia del creato.
Inoltre ribadiva il concetto dellesigenza del
disarmo nucleare, la non violenza, la salvaguardia
delle risorse energetiche e cominciava a fare accenno
alle trasformazioni politiche e sociali che si
stavano producendo allora in Europa e che
rappresentavano "motivo di speranza", come
scritto nel documento. Tra i vari problemi che si
era posto il congresso vi era il desiderio di poter
condividere la propria ricchezza con gli altri paesi.
Oggi è tuttora valida la convinzione dei
cristiani di Basilea che lEuropa potrà fare
lEuro e lunificazione politica solo se
risolverà il problema dei rapporti con il terzo e il
quarto mondo, diversamente continuerà ad esportare i
conflitti che sono al proprio interno infliggendo ai
paesi del terzo mondo dei tassi di interesse
altissimi non farà altro che alimentare i conflitti
e le occasioni di rivalsa di questi popoli.
Mentre si svolgeva la
conferenza di Basilea, nella stessa Europa si stava
verificando qualcosa che gli stessi europei non
avevano previsto: si stava producendo una corrente
migratoria che presto avrebbe assunto le
dimensioni di una migrazione di tipo biblico:
larrivo di persone appartenenti ai paesi che si
affacciano sul Mediterraneo (Tunisia, Marocco,
Egitto, Algeria) di cultura islamica. Si
affaccia quindi sul continente europeo una realtà
che lEuropa ha rimosso, anche se ne rimangono
molti segni allinterno delle culture dei vari
paesi. Con queste invasioni loccidente si
trova improvvisamente di fronte al ritorno di una
grande cultura e tradizione, ma anche
dellintegralismo e, in generale, di una
maggiore rigidità nel professare la propria fede
insieme alla negazione di certi valori occidentali. La convivenza forzata con queste
popolazioni ha creato notevoli problemi tra i
"vecchi abitanti" europei ed i nuovi.
Queste popolazioni, però, che ci appaiono tanto
strane e diverse, hanno un padre comune a noi:
Abramo.
Solo verso gli anni
80 e 90 incomincia a ridursi il problema
dei rapporti interconfessionali tra cristiani e
quelli che Papa Giovanni ha definito i "nostri
fratelli maggiori" (gli ebrei) durante la
sua visita alla Sinagoga di Roma. Con questo
avvenimento inizia per i cristiani una sorta di
autocritica su quanto avrebbero potuto fare contro la
politica di Hitler. Nonostante tutto, però, questo
cospargersi il capo di cenere dicendo "mai
più" sembra non essere servito a molto,
giacché le violenze non sono ancora terminate: basti
pensare allex Jugoslavia, dove si è combattuto
in modo cruento sotto lignavia
dellEuropa, che da un lato celebrava la fine
dello sterminio nazista e dallaltro tollerava i
massacri, i campi di concentramento e la pulizia
etnica. Noi occidentali inorridiamo di fronte agli
accadimenti di quei paesi, alla loro violenza; eppure
è qualcosa che abbiamo esportato noi, che pensando
di trovare un nuovo mercato per i prodotti delle
nostre industrie, non abbiamo fatto altro che
accentuare le disuguaglianze e le povertà stabilendo
quella che Alessio II, il patriarca di Russia, ha
chiamato la "cortina del danaro".
Lanno scorso,
nellultima settimana di giugno, molti cristiani
europei si sono ritrovati a Graz non senza
sentimenti di delusione per il recente passato, ma
con volontà di riconciliazione: il sottolineare le
radici ebraiche della nostra fede e il fatto che
Gesù stesso fosse ebreo sta portando ad un fruttuoso
dialogo con gli Ebrei. Qui, analogamente
allincontro di Basilea, è stata sottolineata,
tra le tante cose, limpossibilità di avere
cittadini di "serie A" e cittadini di
"serie B" perché "le nostre
divisioni ed inimicizie provocano continuamente
conflitti e costituiscono un serio pericolo nel
rendere visibile la riconciliazione":
Questa frase rappresenta, però,
unantichissima contraddizione che ci portiamo
dietro da secoli, da quando sono cominciate le prime
guerre di religione.
Concludendo, si può
dire che il problema vero dellEuropa non è
tanto quello di offrire delle soluzioni, ma di vivere
il futuro che ci aspetta come una sfida. Nel
prossimo secolo dovremo affrontare numerose sfide che
possono essere riassunte in quattro punti:
- "Il
processo di risanamento delle memorie",
cioè conoscere, riconoscere gli errori del
passato ed avere il coraggio di affrontarli.
- Evitare gli
atteggiamenti competitivi, poiché si
rischia di esaurire tutto nella forza del
raggiungimento del traguardo.
- Arrivare ad una
vera forma di collaborazione per bandire
ogni forma di violenza.
- Limitare la
globalizzazione, cioè evitare di affidare
tutto al mercato, ma lasciarsi gestire da
unautorità capace di sviluppare anche
i processi di sviluppo.
- Risolvere il
problema dei debiti insanabili perché
sono semi di conflittualità con altre parti
del mondo.
Il vero senso
dellEuropa è quindi quello di arrivare ad una
"casa comune" che abbia delle radici e uno
spirito, cioè ad un patrimonio comune di libertà,
di autonomia, di rispetto per le persone anche le
più deboli. Si tratta di un rispetto che può
anche arrivare a sacrificare qualcosa: alla propria
identità di Nazione se diventa nazionalismo; a
sacrificare la propria identità di Stato se questi
diviene possessivo; a limitare la propria sovranità,
ammettendo che questo voglia dire perseguire il bene
comune, che non è qualcosa riferito solo ai capi di
Stato, ma ad ognuno di noi.