Nel giugno 1974, i
ministri della Pubblica Istruzione dei paesi europei,
prendendo in esame il delicato problema
dellarmonizzazione delle loro politiche
educative furono molto prudenti e attenti a far sì
che non divenisse omogeneizzazione, lasciando la
libertà della scelta dei metodi per il
raggiungimento di tali obiettivi. Ipotizziamo per un
istante che i ministri, avessero deciso
diversamente
Ci sarebbe stata una levata di
scudi generale !
Nel 1989 rimane valido
il seguente principio: piuttosto che cercare di
standardizzare sistemi educativi la cui diversità
costituisce una ricchezza culturale da conservare ,è
meglio accordarsi sul riconoscimento dei diplomi e
dei periodi di studio .
In compenso, è
divenuto urgente famigliarizzarsi con i sistemi
educativi dei vicini.
Questa
diversità, non deve tuttavia far dimenticare che ,
tutti gli stati della Comunità si sono trovati a
confrontarsi con le stesse aspirazioni e con le
stesse difficoltà .Ne emergono quindi alcune
problematiche comuni.
IL TEMPO TRASCORSO A SCUOLA
Dallultimo
dopoguerra , il tempo trascorso a scuola è stato
prolungato in tutti i paesi .Lobbligo
scolastico, terminando tra i 14 e i 18 anni, dura da
sei a dodici anni e si situa attualmente attorno al
sedicesimo anno detà, salvo per tre paesi
(Belgio, Germania, Paesi Bassi) che hanno fissato una
frequenza a tempo parziale tra i 15 e i 17/18 anni.
LA GENERALIZZAZIONE DELLA SCUOLA
UNICA
La maggioranza dei
paesi della Comunità ha abbandonato qualsiasi forma
di selezione alla fine del ciclo elementare per
fissare un primo ciclo secondario polivalente , unico
per tutti .
Tuttavia, da uno stato
allaltro , la divisione tra la scuola
elementare e il primo ciclo della scuola secondaria
è ancora molto differenziata ( continuità in
Danimarca, marcata distanza in Francia e in Italia ).
Sorta negli Stati Uniti
nel secolo scorso e poi fiorita in Europa , l
istituzione della scuola unica tende a
generalizzarsi e si confonde , a volte , con
lidea stessa di scuola dellobbligo .
Tuttavia , un certo numero di paesi introduce
cautamente , se non anche con difficoltà , la scuola
unica e opta per un tronco comune che si assottiglia
rapidamente nel corso degli anni.
LA PERMANENZA DEGLI INSUCCESSI
SCOLASTICI
Il dibattito degli anni
Sessanta, sulla democratizzazione
dellinsegnamento, hanno sentito particolarmente
il problema degli insuccessi scolastici , che si
manifesta negli stessi ambienti sociali .
E noto che un
certo numero di bambini si trova in difficoltà sin
dai primi anni di scuola . Questi, una volta
adolescenti , saranno destinati a lasciare la scuola
senza qualificazione professionale con un futuro
sociale ed economico fortemente compromesso.
Rappresentano almeno il 20% della popolazione
scolastica.
L insuccesso di
questi soggetti dipende evidentemente da quello dei
sistemi dinsegnamento e non mancano coloro che
criticano una formazione che non fornisce le
competenze di base, che genera dei giovani
disadattati e per di più poco sensibile ai valori
morali e civili.
Se ciascuno dei paesi
della Comunità Europea si trova di fronte a queste
critiche e a queste difficoltà , il modo di
affrontarle ,tuttavia, differisce da paese a paese
nella messa in opera delle strategie di aiuto e di
sostegno , nellorientamento e negli indirizzi,
nel ricorso alla ripetenza.
Questa disparità
lascia perplessi ,poiché le ricerche svolte
nellinsieme dei paesi convergono nel dimostrare
che le ripetenze colpiscono maggiormente gli
appartenenti alle classi socioculturali meno favorite
e che sono rari i ripetenti della scuola elementare
che successivamente sono in grado di raggiungere il
secondo ciclo della scuola secondaria .
LAUMENTO DELLE ISCRIZIONI NELLA
SCUOLA SUPERIORE
Il prolungamento
dellobbligo scolastico ha comportato la
soppressione degli esami finali del primo ciclo
secondario .In questo caso, lorientamento verso
i diversi indirizzi del secondo ciclo secondario è
condizionato solamente dai risultati scolastici.
La percentuale dei
diplomati aventi titolo ad accedere
allinsegnamento superiore è in aumento
sensibile dal 1970 .Lo dimostrano i dati relativi a
otto dei dodici paesi comunitari, i quali sono
tuttavia lontani dalle cifre raggiunte dagli USA,
Canada, Giappone e anche da Svezia e Norvegia.
VALUTAZIONE E PROSPETTIVE
Nel complesso, la nuova
strategia programmatica e dazione della CE nel
settore dellistruzione e della gioventù riceve
delle valutazioni positive .Tuttavia non vanno
sottovalutate le preoccupazioni manifestatesi
allinterno di alcune istituzioni
dellinsegnamento ,le quali tengono
linfluenza diretta esercitata dalla Commissione
europea sugli aspetti programmatici e organizzativi
dellistruzione .
Da parte sua, nel
valutare e analizzare i nuovi programmi
distruzione da essa lanciati , la Commissione
europea ,nel libro verde "Istruzione,
formazione, ricerca", elenca una serie di
ostacoli allattuazione della mobilità
transnazionale di studenti e docenti .