LA
COSTRUZIONE EUROPEA:SFIDE PER IL PENSIERO SOCIALE
CRISTIANO
Dal 20 al 22 marzo 1997
si è tenuta a Bruxelles la prima settimana sociale
europea sul tema: "L'Europa nel mondo: sfide del
pensiero sociale cristiano"
Gli autori Papini e
Pavan propongono quattro piste di riflessione :
Prendere coscienza
della novità degli scenari nei quali si costruisce
oggi l'Europa.
Analizzare i processi
di globalizzazione .
Evidenziare l'anima
dell'esperimento europeo.
Analizzare le
prospettive essenziali di rinnovamento del pensiero.
I NUOVI
SCENARI DELLA COSTRUZIONE EUROPEA
L'idea di Europa ha
origini culturali e religiose antiche, ma la fase
comunitaria è la più recente, dato che si è
sviluppata dopo la seconda guerra mondiale.
In questa fase si sono
sviluppati due obiettivi:
- attuare un'unità
delle diversità, attraverso istituzioni
comuni.
- difendersi dal
comunismo.
L'idea di Europa
nasceva a livello politico, ma si sviluppò quando si
dotò di gambe economiche. Gli europei illuminati
pensavano ad un grande progetto politico in cui,
comunque, l'economia giocava un ruolo molto
importante. Una parte della leadership
occidentale pensava di trarre, dalla via
dell'economia e del mercato, due benefici:
un'espansione economica e la libera circolazione di
beni, persone e capitali.
Oggi l'Unione Europea
ha esaurito la sua forza per l'affievolimento del
progetto iniziale e per la mutazione degli scenari
interni ed esterni. Si pone così al centro
l'interrogativo su quale Europa si vuole oggi
costruire.
Riguardo al prossimo
futuro dell'umanità si stanno sviluppando due
ottiche principali: 1) partendo dal 1989, la parte
liberale-capitalista dell'Occidente (cioè l'Europa)
ha titolo per stabilire le nuove regole del gioco.
Rappresenta l'ottica di competizione e conquista
proposta dall'Occidente;
2) L'entrata in scena
dell'uomo non-occidentale.
Non si può costruire
un'Europa al suo interno (integrazione) senza tener
conto di ciò che avviene al suo esterno
(globalizzazione).
IL
PROCESSO DI GLOBALIZZAZIONE
Negli ultimi anni si è
rilevato un tentativo di globalizzazione generale. Il
problema rilevato è che la ricchezza creata
nell'unione gravita intorno a pochi, mentre la
povertà è una questione che riguarda i molti. Si
dice addirittura che il 20% degli abitanti controlla
l'80% della ricchezza.
Questo modello di
globalizzazione governato da pochi attori, si basa su
una filosofia detta "del vincitore", con la
quale il più forte soffoca il più debole. Con
queste premesse gli Stati non occidentali passano in
secondo piano nella corsa al potere.
Il problema nasce sulla
scelta tra la filosofia della cooperazione globale e
del "vincitore".
RITROVARE
L'ANIMA DELL'ESPERIMENTO EUROPEO
Quale ruolo intende
giocare l'Europa nella costruzione dello spazio
pubblico globale?
Due sono le principali
piste che si aprono oggi al processo europeo per
strutturare la risposta. La prima è quella di
organizzare soprattutto un grande spazio economico
comune, fornendo sostegno alle imprese di importanza
internazionale, mentre la seconda prevede un'Europa
con una forte identità politica in grado di aprirsi
un varco nella globalizzazione. Entrambe le
esperienze, seppure dettate da diversi interessi,
hanno come perno la centralità del sistema
monetario. In ogni caso è comunque il sistema a
istituire la moneta e a farne la vitalità e il
valore, non viceversa. Il monetarismo, forse,
traduce oggi la miseria della politica in tempi di
totalitarismo di mercato. In questa cornice il
rischio reale è che la moneta unica nasca senza una
reale legittimazione democratica e quindi anche
insicura, perché senza la fiducia dei cittadini
europei.
Stato e mercato sono
due organi in sé indipendenti, ma complementari.
In questo periodo, dal
punto di vista istituzionale, c'è il tentativo di
ritornare ad una Europa "antica". Infatti,
si tenta di arrivare ad una organizzazione politica
oltre lo Stato e la sovranità, creando una governance
sovranazionale.
Un altro risvolto della
costruzione europea è stato il tentativo di
conciliare dimensione economica e sociale. Il
problema nasce quando si parla di sviluppo europeo:
difatti, lo sviluppo della dimensione economica
persegue il profitto, facendo in questo modo
diminuire la manodopera richiesta migliorando la
produttività dei macchinari. Inoltre i capitali
vengono spostati dall'unione ai paesi sottosviluppati
così da avere minori spese.
Infine, tra il risvolto
politico-istituzionale e quello socio-economico
dell'esperimento europeo, il principio di
sussidiarietà costituisce oggi una specie di
punto d'arrivo del processo e, forse, la sua punta
acuta. Il principio di sussidiarietà dice tre cose:
la titolarità dell'azione e dell'iniziativa è della
persona e delle formazioni sociali; rispetto a questa
iniziativa, l'ordine intero delle istituzioni è subsidium,
sia in termini di efficienza, sia in termini di
giustizia; infine, ogni intervento decisionale
pubblico, regolativo o vicario, deve stabilirsi al
livello più appropriato.
L'iniziativa, anche in
campo economico, ha la sua radice e la sua fonte
nella libertà delle associazioni e nei corpi sociali
e, solo in un secondo momento, nelle istituzioni.
ALCUNE
PROSPETTIVE DI RINNOVAMENTO DEL PENSIERO SOCIALE
CRISTIANO
Questo punto prende in
considerazione degli elementi importanti per la
prospettiva del pensiero sociale cristiano rispetto
alle sfide prese in considerazione.
Bisogna mettere in
questione il pensiero, le strategie e gli obiettivi.
Per un rinnovamento del pensiero sociale cristiano,
si possono individuare tre grandi linee possibili:
a) La prima linea
riguarda il presupposto teologico ed ecclesiologico
del pensiero sociale cristiano. Soprattutto in
rapporto a due aspetti fondamentali:
- Il problema dello
statuto pubblico della dottrina sociale
cristiana
- Il problema del
modo per costruire questa dottrina
Per ciò che concerne
il primo punto, la Chiesa tende sempre più a
sottolineare il carattere teologico del suo
insegnamento sociale. Di conseguenza si ha
un'accentuazione della dimensione di fede, la
sottolineatura della ragione di ogni particolarità
rispetto alla ragione pubblica comune. Quindi, la
dottrina cristiana si dovrebbe riconoscere come una
delle ragioni sociali che nello spazio pubblico
comune sono in competizione. Le ragioni sociali sono
molteplici e particolari, mentre la ragione pubblica
è una. Ogni ragione sociale ha titolo per discutere
il primo punto di vista.
Il problema del
pensiero cristiano posto in questi termini, comporta
l'abbandono definitivo della prospettiva di
"cristianità", nel senso di una società
per soli cristiani.
b) Il secondo punto si
riferisce al modo di attuazione della dottrina
sociale cristiana. Le Chiese dovrebbero impegnarsi
direttamente nel lavoro di analisi e di proposta nel
proprio ambiente, contribuendo nel formare i
pronunciamenti della Chiesa universale. È sempre
più necessario che all'interno della Chiesa ci siano
delle competenze specifiche, in particolare per i
laici, per quanto riguarda il lavoro di elaborazione
della dottrina. Inoltre, i principi cristiani si
devono conciliare e non contrastare con lo sviluppo
della economia e del mercato.
c) Il terzo punto
espone il problema della mancanza di attenzione da
parte della dottrina sociale cristiana verso i
mercati sorgenti. Il discorso degli autori verte sul
fatto che i cristiani non devono più limitarsi a
tamponare i fallimenti di questo "modello di
sviluppo impazzito", ma devono attuare un
intervento a monte come riflessione e come azione
così da evitare le spiacevoli conseguenze. Con
l'intervento cristiano, continuano gli autori, si
potrà riportare il modello di sviluppo dentro le
ragioni della società civile dove solo lì può
divenire cooperativa la competizione e diventare
sostenibile la globalizzazione.